Questo è particolarmente vero per il nostro futuro, che non sappiamo mai esattamente cosa ci porterà. Dalla fine del 2019, quando la pandemia di coronavirus ha riportato al centro dell’attenzione una minaccia a lungo dimenticata, e nel bel mezzo della crisi climatica, sono rispuntate le domande sulla prevedibilità della nostra economia e sui benefici o maledizioni del progresso tecnologico. Qualcosa di non controllabile in ogni senso sta irrompendo nella nostra abituale tranquillità, sconvolgendo le nostre presunte certezze e richiedendo lungimiranza e una nuova consapevolezza. Da quella data che ha segnato l’inizio di una guerra nel centro dell’Europa, i telegiornali parlano di tre grandi crisi: la crisi sanitaria, la crisi climatica e la crisi della sicurezza. Come possiamo invertire la rotta e superare tutte queste crisi? Siamo ancora capaci di agire in questo mondo complesso? Siamo una generazione di dormienti felici che si sta risvegliando solo ora per scoprire dolorose chiarezze. L’arte ha il potere di indirizzare questa chiarezza verso una soluzione, ha la capacità di analizzare e porre domande che allargano l’orizzonte, può scuotere le anime e affinare la percezione, ma può anche darci fiducia. L’arte riesce a fare anche questo: visualizzare la magia e la bellezza di un futuro molto fragile.  (Erika Wimmer Mazohl)